lunedì 14 settembre 2009

Dieci piccoli passi

Koan
Un novizio, appena entrato nel monastero, domandò al maestro Chao-chou:
"Ti prego, spiegami che cosa devo fare per raggiungere l'illuminazione".
"Hai mangiato la tua zuppa?"
"Si."
"Allora, lava la ciotola."

1
“Sarai tu ad occuparti del linguaggio.”
Così mi dice Claudio, all’indomani della riunione durante la quale era emersa l’esigenza di una maggiore omogeneità dei documenti elaborati da Reti, RMA e Running: progetti, offerte commerciali, comunicazioni e quant’altro.
“Non mi interessa tanto l’aspetto grafico” continua Claudio “piuttosto quello squisitamente linguistico.”
“Certo.” rispondo “Va bene.”
- Come no? - penso.
“Mi fai sapere come procedi?”
“Come no!” dico.

2
Rendere omogeneo il linguaggio di Reti, RMA e Running.
Rendere omogenea la scrittura di alcune decine di professionisti che danno anima e corpo a tre aziende distinte, ciascuna con un proprio campo di attività, con le proprie specificità e differenze. Ciascuna con la propria storia.
Certo, come no.

3
Mi sono reso conto fin da subito che la soluzione di questo rompicapo non poteva riguardare la scoperta di una formula magica, la ricerca di una verità che calata dall’alto ponesse fine ad ogni problema.
Quand’anche fossi giunto a stilare una serie di regole formali e sostanziali da utilizzare nella stesura dei documenti del Gruppo; quand’anche il percorso metodologico da me seguito fosse stato ineccepibile; quand’anche mi fossi all’improvviso trasformato in Super De Saussure, semplicemente strappandomi la camicia di dosso nel cesso di Reti, come avrei potuto rivolgermi ai miei colleghi e dire “Ecco, da oggi in poi l'è così che s’ha da scrivere e guai a chi toppa. Io il mio l’ho fatto.”?
Che speranza di successo avrebbe avuto un’operazione del genere?
Decisamente non era questo che mi veniva chiesto.

4
Sono uno di Running, io.
E a Running, quando il gioco si fa duro, è il momento di cominciare a ragionare per metafore.
Mi sono chiesto: il linguaggio di Reti, cosa potrebbe mai essere?
Il linguaggio è condiviso da una comunità, è dato dall’interazione degli individui che lo utilizzano per comunicare tra loro.
Il linguaggio si modifica, evolve, si arricchisce attraverso lo scambio, la condivisione, l’interazione.
Il linguaggio è un fatto collettivo.
Il linguaggio è vissuto, è animato, è abitato.
Il linguaggio è un luogo.
Il linguaggio è un territorio.
Il compito che mi era stato assegnato voleva che apportassi delle modifiche a quel paesaggio, che mi facessi promotore di un’operazione di bonifica per creare maggiore armonia lì dove se ne sentiva l’esigenza.
Per far questo bisognava prima esser certi di conoscere e comprendere quel territorio. Bisognava innanzitutto esplorarlo.

5
Prima però, dovevo sciogliere il nodo fondamentale, intorno al ruolo che avrei dovuto assumere in questa spedizione esplorativa nel linguaggio delle 3R (Reti, RMA, Running).
Non potevo fare il viaggio tutto da solo, non ne avevo le capacità, né il coraggio: e se nel bel mezzo del cammino fossi caduto nelle sabbie mobili, chi mi avrebbe tirato fuori?
Senza dubbio, almeno in una prima fase, spettava a me il compito di arruolare un numero significativo di avventurieri e convincerli della bontà della causa.
Del resto, si sa, il senso del viaggio è tutto nel tragitto che si percorre, non nella meta che si raggiunge. E quel cammino doveva essere compiuto dal Gruppo intero. Altrimenti non avrebbe avuto senso affrontarlo.
Posto che reclutare tutti era obiettivo praticamente impossibile, avrei dovuto cercare di coinvolgere una parte significativa delle menti del Gruppo. Ma per far ciò avrei dovuto stimolare il loro spirito di scoperta, avrei dovuto rendere il viaggio interessante ed utile, avrei dovuto accennare a un tesoro.
E non poteva esserci alcun obbligo di unirsi alla spedizione, quindi dovevo essere molto convincente…

6
Ho continuato con le libere associazioni:
linguaggio
luogo
territorio
scoperta
esplorazione
viaggio
racconto
diario

7
È così che sono giunto alla decisione di annotare tutti i passaggi concettuali del mio percorso di ricerca nel linguaggio di Reti: avrei lasciato i miei sassolini sul sentiero, in modo da permettere a chi avesse deciso di seguirmi, di raggiungermi in qualsiasi momento, per continuare il viaggio insieme, o anche solo per tirarmi fuori dalle sabbie mobili, se si fosse dato il caso.

8
Ho deciso che il linguaggio da utilizzare per raccontare questa esplorazione del linguaggio di Reti, doveva essere - almeno in una prima fase - quello a me più congeniale. Doveva essere intimo, letterario e colloquiale a un tempo, serio e faceto, un po’ sconnesso. Doveva essere il linguaggio che riservavo a me stesso, quello che avrei usato nel mio diario. In tal modo potevo rendere meglio il senso del mio procedere e forse risultare più convincente, più godibile, più fruibile.
Ovviamente questo linguaggio non avrebbe avuto niente a che fare con quello del Gruppo, ma avrebbe forse potuto solleticare lo spirito di scoperta che è dentro ognuno di noi.
Forse con un approccio del genere avrei guadagnato, già dal principio, qualche compagno di viaggio.
Ma non era ancora abbastanza.

9
Al di là della narrazione più o meno avvincente delle mie seghe mentali, dovevo venir fuori con delle proposte concrete.
Sono uno di Running, io.
E a Running, quando il gioco si fa duro, è il momento di analisi, strategia, azione.

10
Così, prima di ipotizzare azzardati ed onerosi (sia in termini di tempo che di energie profuse) percorsi di ricerca e di riflessione collettiva, credo che sia il caso di procedere ad una ricognizione preliminare del territorio di riferimento, attraverso:

a. l’analisi delle opinioni diffuse all’interno del Gruppo sul tema del linguaggio, mediante la somministrazione di questionari inviati secondo la formula one to one tramite posta elettronica;
b. l’analisi del linguaggio delle 3R così come si presenta oggi, mediante lo studio dei materiali prodotti singolarmente, nel tentativo di ricavare dalla comparazione qualche spunto di ragionamento.

In ogni passaggio di questo percorso, cercherò il coinvolgimento di chiunque fosse stimolato a contribuire alla ricerca, attraverso:

a. la pubblicazione in rete di tutti i materiali scaturiti o raccolti nel corso della ricerca;
b. la creazione di uno spazio pubblico di commento e riflessione sul senso e sullo stato di avanzamento della ricerca;
c. l’invio periodico di questionari scritti - su base strettamente volontaria - che rispettino le più rigide regole antispamming e di tutela della privacy;
d. la richiesta periodica di incontri one to one della durata massima di 30 minuti;
e. altro

Per il momento direi che questo è tutto, non mi resta che sperare in qualche commento.

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